Nonostante vengano spesso equiparate, Arti Marziali e Sport da Combattimento non sono la stessa cosa ed anzi presentano differenze ben chiare

Molto spesso, anche all’interno delle palestre, si sente utilizzare in modo improprio l’espressione “Arti Marziali” e quella “Sport da Combattimento”.

Seppur entrambe rappresentino un concetto ben delineato nell’immaginario collettivo, le due realtà hanno confini ben chiari a distinguerle.

Le Arti Marziali, letteralmente “Arti di Marte” (il Dio romano della guerra), vengono conosciute mediaticamente con questa terminologia tra gli anni 50 e 60 in occidente e inquadrate immediatamente come scontro fisico tra due o più persone.

Nonostante sempre in occidente esistano dei documenti risalenti anche al 1500 che descrivevano gli scontri schermistici all’ultimo sangue con questo appellativo, il termine originario con cui le discipline di combattimento erano definite in oriente è sempre stato Budō.

Questa terminologia giapponese può essere tradotta ad un livello più macroscopico come ‘Via che conduce alla cessazione della guerra attraverso il disarmo’. Si evince subito come l’origine del concetto di Arte Marziale risalga ad un periodo feudale, nello specifico quello giapponese, dove gli scontri militari interni portarono, paradossalmente durante i periodi di pace, a codificare diverse strategie marziali per vincere sul campo gli scontri corpo a corpo o tutt’al più con armi da taglio.

Per fare questo varie casate tramandarono le proprie codifiche vincenti innalzando il tutto, così come intrinseco nella natura religiosa giapponese, anche ad una pratica spirituale, metafisica e più genericamente meditativa.

È proprio in questa ultima analisi che abbiamo una definizione più specifica di Arte Marziale: l’insieme di movimenti specifici e pre-codificati atti al disarmo, al controllo e al neutralizzamento della minaccia nemica, accompagnati da una pratica meditativo/religiosa.

Gli Sport da Combattimento invece rappresentano la naturale evoluzione moderna e contemporanea di quelle pratiche marziali utili nei periodi di guerra feudali.
L’evoluzione entrò in atto con l’avvento sia delle armi da fuoco, sia della concezione di incolumità tra i praticanti nelle varie scuole antiche, con la conseguente necessità di regole atte alla salvaguardia dei praticanti. In questo modo non solo si diramarono diversi stili, strategie e regolamenti in base alla storia delle diverse scuole, ma si delinearono con il tempo anche delle vere e proprie correnti ideologiche, che premiavano l’azione fisica a dispetto di qualsiasi concezione filosofico/religiosa ci fosse alle spalle.

A tutto questo è facile pensare all’espansione conseguenziale in tutto il mondo, accentuata, specie in epoche più recenti, da tutta quella voglia di monetizzare qualsiasi attività che generi fascino secondo i dettami del marketing occidentale. Quindi, ad oggi, possiamo tranquillamente affermare che gli Sport da Combattimento sono un’attività sportiva tra due atleti, allenati per compiere quel determinato sforzo fisico inquadrato all’interno di un regolamento agonistico, supervisionato da funzionari e professionisti della salute.

Non è certo questo il luogo per decidere quale delle due realtà debba avere la supremazia sull’altra. Alcuni la vedono come un ‘semplice’ scontro generazionale, altri come una naturale evoluzione di efficacia, ma la verità è che qualsiasi attività fisica che impegni mente e corpo, sarà sempre una delle motivazioni più efficaci che spingerà l’essere umano a migliorarsi.